L’ Oratorio dei Bianchi e l’Oratorio dei Rossi sono due preziose testimonianze dell’arte e della spiritualità che caratterizzano Varzi, città medievale. Entrambi gli edifici rappresentano un patrimonio storico e culturale di inestimabile valore per Varzi. Testimonianze tangibili di un passato di fede e di una tradizione religiosa che ha formato l’identità della comunità.
Oratorio dei Bianchi
L’Oratorio dei Bianchi, così chiamato per il colore della cappa indossata dalla Confraternita del Gonfalone, ha una storia antica che risale ai tempi dell’ordine dei raccomandati di Santa Maria. Questa congregazione era nota anche come “battuti” a causa della loro pratica di auto-flagellazione pubblica durante i momenti di penitenza. I lavori per la costruzione dell’Oratorio dei Bianchi ebbero inizio nel 1636 e richiesero ben dieci anni per essere completati
Una piccola cattedrale
Nonostante le sue dimensioni modeste, l’interno dell’Oratorio presenta una pianta a croce greca, imitando così e grandi cattedrali, e una bella cupola. Al suo interno si trovano tre altari, il più prezioso e che contraddistingue l’antico Oratorio è l’altare maggiore, realizzato con marmi policromi in stile barocco, che aggiunge un tocco di raffinatezza all’intero edificio. L’altare è adornato da una nicchia in cui si trova una statua lignea della “Madonna Assunta”.
Ai lati dell’altare maggiore sono collocati due quadri dipinti ad olio. Uno di questi raffigura la Beata Vergine Addolorata, simbolo di sofferenza e compassione, mentre l’altro ritrae Sant’Anna, patrona delle partorienti.
La facciata dell’Oratorio dei Bianchi è caratterizzata da due formelle quadribolate che affiancano il portale in pietra. Al di sopra del portale si trova un medaglione con lo stemma della Confraternita del Gonfalone, che testimonia la sua appartenenza e la sua importanza storica. L’Oratorio si trova in via Di Dentro, incastonato nel cuore di Varzi.
Le origini della confarternita
L’Oratorio del Gonfalone, situato nella parrocchia di San Germano, a Varzi, è il luogo in cui ha avuto origine la Confraternita dei Bianchi, registrata ufficialmente nel 1673 durante il sinodo diocesano del vescovo Settala. Il nome “Oratorio dei Bianchi” deriva dal fatto che i membri della confraternita indossavano una cappa di colore bianco, che divenne il loro simbolo distintivo.
L’oratorio dei Rossi e l’angelo custode
L’Oratorio dei Rossi deve il suo nome alla Confraternita della Santissima Trinità dei santi Rocco e Sebastiano. Costruita anch’essa nel 1636, in via Di Dentro, si distingue facilmente grazie al suo campanile, che alcuni amano definire il “Faro di Varzi”.
Si presenta con una singola navata. All’interno si conserva una preziosa statua lignea del 1648 raffigurante l’angelo custode, scolpita da Antonio Perico da Milano e indorata da Ambrogio Giussano da Pavia.
Oltre alla statua dell’angelo custode, l’Oratorio dei Rossi ospita altre opere di particolare valore, come il coro in legno di noce, realizzato in stile quattrocentesco, che aggiunge un tocco di antica bellezza all’ambiente. La sagrestia custodisce alcuni mobili di legno di grande valore artistico e storico.
Alla destra dell’altare, un’antica tabella riporta i nomi dei membri della Confraternita, a memoria dell’importanza e dell’impegno dei fedeli che hanno contribuito alla vita e alla storia della chiesa nel corso dei secoli.
L’altare maggiore dell’Oratorio dei Rossi risale all’epoca barocca ed è realizzato in marmo nero, affiancato da una balaustra che presenta la stessa fattura. All’interno della chiesa è anche conservata una tela dipinta dal pittore cremonese Coriolano Malagavazzo (1570), raffigurante un’Annunciazione.
Un tempo i membri della confraternita possedevano anche la casa adiacente alla chiesa, che fungeva da Ospizio dei Pellegrini. Dal punto di vista architettonico la Chiesa dei Rossi rappresenta un esempio originale dello stile settecentesco lombardo, con una prospettiva rinascimentale e una facciata a pietra vista. Recentemente ristrutturata, la chiesa è dotata di un campanile in stile neoclassico, slanciato e suggestivo.