Santa Margherita di Staffora

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In una terra di battaglie e di castelli, come è l’Alto Oltrepò Pavese, anche Santa Margherita di Staffora ha una lunga storia da raccontare. Il territorio, posizionato in alta valle alle sorgenti del torrente Staffora, era controllato dai Malaspina, che vi fecero costruire un castello, ed era strategicamente importantissimo per l’antica via del Sale, strada di transito tra i porti della Liguria e la pianura padana. Il marchesato visse un’epoca di splendore e di strategie politiche per difendere il controllo del territorio.

Con l’arrivo dei Savoia, però, la potenza dei Malaspina, così strenuamente salvaguardata nei secoli, si sbriciolò. Vittorio Emanuele I chiese al marchesato la restituzione delle prerogative giurisdizionali sulle terre avute in concessione feudale. Potevano mantenerne la proprietà, ma non più l’esazione delle tasse e i diritti di caccia e pesca.

Quando Napoleone arrivò in Italia, nel 1796, proprio da Santa Margherita di Staffora e da quello che sarà l’ultimo marchese del comune, l’uomo di lettere Giuseppe Malaspina, partì una rivolta quasi partigiana contro i soldati napoleonici. Il nobile radunò qualche oppositore ai francesi, li armò e partì alla volta di Voghera. Un progetto che fallì miseramente: Bonaparte fece espugnare il castello di Santa Margherita di Staffora e il marchese dovette darsi alla fuga in Austria mettendo anche fine alla potenza politica dei Malaspina.

Uno scrigno di storia immerso nella natura

Santa Margherita di Staffora è una località conosciuta non solo per i suoi  splendidi aspetti naturalistici, ma anche per il suo ricco patrimonio storico e culturale. Il luogo è custode di tesori come la caratteristica chiesetta di Santa Margherita, il Mulino Pellegro e la fornace romana di Massinigo. Ed è anche avvolto da una leggenda oscura, legata ai resti del Castello Malaspina.

Mulino Pellegro

La chiesetta di Santa Margherita sorge in una posizione dominante, offrendo anche una bella vista sull’intero circondario. Questo gioiello architettonico risale al periodo medievale e rappresenta un importante simbolo di fede e spiritualità per la comunità locale.

Mulino Pellegro, ultimo mulino ben conservato nella vallata, è un memoriale dell’antica attività molitoria che un tempo animava la zona. Ancora funzionante, è un vero e proprio tesoro storico, che permette di rivivere l’antica arte della macinazione dei cereali.

La fornace romana di Massinigo è un altro tesoro che testimonia l’eredità storica di Santa Margherita di Staffora. Utilizzata fin dal I secolo d.C., prezioso simbolo dell’antica attività di produzione di mattoni, ha un fascino archeologico che richiama e incuriosisce gli amanti della storia.

Salendo verso la chiesa di Santa Margherita l’attenzione viene catturata dai resti in pietra a vista del Castello dei Malaspina. Nonostante rimangano solo due pareti ad angolo, la fortezza evoca un passato misterioso. Una leggenda narra che i proprietari del maniero erano soliti liberarsi delle proprie mogli gettandole nel pozzo.

Il Carnevale di Cegni

A circa 800 metri di altezza, sulle pendici del monte Bogleglio, c’è la piccola frazione di Cegni, famosa per il Carnevale Bianco che si svolge il 16 agosto richiamando tantissimi turisti. Tra balli e canti sulle note di pifferi e fisarmoniche gli abitanti offrono agli ospiti che arrivano in valle ravioli, frittelle, biscotti e prodotti fatti in casa.

Un omaggio a sua maestà il Salame

La visita a Santa Margherita di Staffora non può concludersi senza un doveroso omaggio all’enogastronomia locale con la visita al Museo del Salumiere, dedicato all’arte della produzione del famoso Salame di Varzi DOP.

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