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La pieve romanica di San Zaccaria a Rocca Susella, un capolavoro dei maestri comacini

La pieve romanica di San Zaccaria, nella località Giarone di Rocca Susella, è un gioiello che brilla in valle Ardivestra. Una delle più importanti testimonianze architettoniche dell’Oltrepò Pavese. La sua costruzione risale probabilmente alla prima metà del XII secolo ed è attribuita ai maestri comacini, una corporazione di imprese fatta di costruttori, stuccatori e artisti attivi fin dall’VIII secolo in Lombardia.

Il ruolo centrale della pieve

La pieve di San Zaccaria aveva una grande importanza nel territorio, fino al 1700 da essa dipendevano molte parrocchie della Valle Ardivestra e della Val Staffora. Queste parrocchie includevano S. Eusebio, Montesegale, Sanguinano, S. Giovanni di Piumesana, Groppo, Susella e Godiasco. La pieve aveva il privilegio di condurre le funzioni liturgiche e, in particolare, di amministrare il sacramento del battesimo. Pertanto, le chiese e le cappelle che non possedevano un battistero dipendevano dalla pieve per questa importante cerimonia.

La dipendenza di queste parrocchie dalla pieve di San Zaccaria era un riflesso dell’organizzazione ecclesiastica dell’epoca. San Zaccaria, infatti, non solo svolgeva un ruolo di riferimento e coordinamento per le chiese più piccole della zona circostante, ma era anche il centro spirituale e amministrativo.

Con il passare del tempo e i cambiamenti nella struttura ecclesiastica, la dipendenza delle parrocchie dalla pieve diminuì gradualmente. L’organizzazione religiosa si evolse e le parrocchie guadagnarono autonomia.

Un portale da meraviglia

Costruita utilizzando principalmente arenaria e laterizi, provenienti dalle cave della zona, si presenta con una facciata suddivisa da due lesene laterali in cinque scomparti verticali.

Nei cinque scomparti sono visibili colonnine ornate con bassorilievi a motivi vegetali. Il portale principale della pieve è particolarmente notevole, configurandosi come un elemento di grande importanza architettonica e artistica. Sulla facciata sono presenti anche due oculi in arenaria.

L’interno a tre navate e i capitelli romani

L’interno è caratterizzato da una struttura a tre navate, separata da colonne e archi, Ancora oggi si possono ammirare i capitelli romanici originari che adornano le colonne.

Nel corso dell’ultimo secolo sono stati compiuti dei lavori per evidenziare le tracce residue della costruzione originale, Uno degli interventi principali è stato l’eliminazione dei muri che separavano lo spazio dedicato alla chiesa da quello adibito a cascinale.

La contesa dell’anima

Nella parte absidale sono presenti capitelli decorati con vari motivi, tra cui spicca una scena nota come “La contesa dell’anima”. Raffigura l’anima del giusto strappata al demonio da figure angeliche, un tema iconografico tipico dell’arte religiosa per simboleggiare la lotta tra il bene e il male e l’aspirazione dell’anima verso la salvezza.

L’abbandono e i restauri

Agli inizi dell’Ottocento la pieve di San Zaccaria fu declassata a parrocchia, pur mantenendo il titolo di arcipretura. Quindi sconsacrata (tranne una piccola cappella) e adibita a cascinale.  L’edificio ha così subito nel corso del tempo i segni dell’incuria e del degrado.

Successivi interventi di restauro hanno restituito alla pieve l’antica bellezza.

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