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La Schita, sembra una focaccia ma è molto di più. Da abbinare al Salame di Varzi e ai formaggi locali

Una focaccia sottile dalle antiche origini sta ritornando prepotentemente sulle tavole dell’Oltrepò Pavese. Pare che la ricetta risalga al Medioevo, quando i contadini per evitare di pagare le tasse dei forni pensarono a nuove forme di cottura dei prodotti a base di farina: da una piccola “furbizia” è così nato un cibo semplice, ma che fa felici i palati. E che ben si abbina con i vini Oltrepò Pavese.

Come si prepara e come si mangia la Schita

La Schita è fatta di pochi ingredienti e poveri. La si può apprezzare sia in versione salata, che dolce. Si ottiene da un composto di farina, acqua naturale e un pizzico di sale, che poi viene dorato in padella nello strutto, secondo la ricetta originaria, oppure nell’olio di oliva.

La focaccia si abbina al salame di Varzi e alla coppia piacentina, ai formaggi locali, ma anche alle verdure. Impareggiabile, ad esempio, l’accoppiamento con le cipolle.

La versione dolce la vede invece sposata con marmellate, confetture, mieli e creme al cioccolato.

Attenzione, però.  La semplicità degli ingredienti non equivale ad altrettanta facilità nella produzione. Ci vuole maestria per ottenere un impasto omogeneo e non bruciare la schita in fase di cottura! 

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