Luogo di grande interesse storico e religioso, l’eremo di Sant’Alberto di Butrio si trova in cima ad una collina, circondata da boschi, nel territorio di Ponte Nizza (https://www.eremosantalbertodonorione.it/). Un luogo che promette pace, silenzio. E che, trovandosi a 687 m su di uno sperone, si rivela anche un rifugio dall’afa della pianura.
Una meta ideale per una gita estiva, in cui coniugare arte, cultura e spiritualità.
Fondato nel XI secolo da Alberto, su committenza dei Malaspina, intorno al futuro santo si sono presto raccolti altri confratelli sotto la regola di San Benedetto. L’eremo si sviluppò così rapidamente, diventando un centro religioso molto importante dell’Oltrepò Pavese.
Conserva ancora il chiostrino, il pozzo, una torre che è ciò che resta della cinta muraria e tre piccole chiese comunicanti tra loro. La più antica, edificata dallo stesso Sant’Alberto, è dedicata a Santa Maria. La chiesa, dedicata al Santo, è una delle parti più suggestive dell’edificio. Risale al XII secolo, presenta una navata unica con volta a botte, e conserva alcune tracce di affreschi medievali. Infine, la chiesa di Sant’Antonio, con affreschi del tardo Quattrocento.
Oggi l’eremo è ancora un luogo di grande fede grazie alla presenza dei frati orionini.
Il frate cieco
Cesare Pisano, noto come Frate Ave Maria, visse nell’eremo dal 1923 al 1964. Divenuto cieco all’età di 12 anni, dopo anni di crisi, intraprese un percorso spirituale che lo portò a San’Alberto di Butrio. La sua fama di santità crebbe insieme al numero delle tante persone che accorrevano a lui per ascoltare la sua parola. Alcuni testimoni hanno anche riferito di estasi, levitazione e preveggenza.
L’incontro con Pier Paolo Pasolini
In un giorno del 1963 all’Eremo di Sant’Alberto di Butrio arriva Pier Paolo Pasolini. Vuole incontrare Frante Ave Maria. Al termine del colloquio esclamerà “Che luogo! Che uomo! Che colloquio straordinario!”. Secondo alcune fonti il frate avrebbe fornito al regista una sorta di consulenza per delineare la figura del Cristo nel il film “Il Vangelo secondo Matteo”.
Un re in fuga
L’eremo di Sant’Alberto di Butrio ospitò illustri personaggi tra ecclesiastici e laici. Si dice anche che qui arrivò il re d’Inghilterra Edoardo II che, in fuga dalle sue terre aveva trovato rifugio prima nel castello di Melazzo, vicino ad Acqui Terme, e poi in Oltrepò Pavese. Gli abitanti della valle Staffora hanno sempre tramandato la presenza di un re all’eremo. Di certo c’è che a Butrio è presente una tomba di pietra con un elegante arco normanno, sicuramente appartenuta a un personaggio di rilievo. Edoardo II era molto religioso, non amava la vita di corte e preferiva trascorrere periodi di raccoglimento presso i commenti.
La campanella martinella
La campana del Carroccio donata, con la croce lobata, dal vescovo milanese Ariberto d’Intimiano all’esercito della Lega Lombarda come simbolo di richiamo al valore, all’unità e alla fede dei federati lombardi, si trova sul campanile dell’Abbazia di S. Alberto a Butrio. La campana martinella chiamò a raccolta la “Compagnia della morte” durante la battaglia di Legnano tra la Lega lombarda e l’imperatore Barbarossa. La campana pesa 200 chilogrammi, è alta 47 centimetri e ha un metro e mezzo circa di circonferenza.